Il Consulente Tecnico di Parte (CTP) in Psicologia Giuridica è un professionista che riveste un ruolo di grande responsabilità. Nominato dalle parti in causa in un processo civile o penale, il suo compito è fornire al Giudice, attraverso una collaborazione con il Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU), una valutazione tecnico-scientifica che può essere determinante per la decisione finale.

Per tal motivo, esso dovrebbe essere svolto solo da psicologi e psichiatri/neuropsichiatri infantili con una formazione specifica in ambito psicoforense poiché la sola esperienza clinica, seppur consolidata e riconosciuta, non appare sicuramente una garanzia in termini di competenze per affrontare questo genere di casi. Il CTP, infatti, deve essere un esperto in Psicologia Giuridica, con una formazione specifica in ambito forense e una solida esperienza professionale.

Il ruolo del CTP è di grande importanza, poiché può avere un impatto significativo sull’esito del processo. Tuttavia, è anche molto complesso perché esposto ad un certo numero di criticità che possono compromettere l’imparzialità e la qualità della valutazione.

Una delle principali criticità del CTP è il rischio di sviluppare un conflitto interiore in quanto chiamato a svolgere un ruolo che, per sua natura, è conflittuale: da un lato, bisogna rimanere imparziali e obiettivi nella valutazione; dall’altro, si devono rappresentare gli interessi della parte.

Questo conflitto interiore può essere particolarmente forte nei casi in cui il CTP è convinto della bontà della causa della parte che lo ha incaricato. In questi casi, può essere portato a dare un’interpretazione favorevole dei dati raccolti, anche se questa interpretazione non è supportata da evidenze scientifiche.

Il CTP può anche sentirsi in difficoltà nel dover mettere in discussione le proprie convinzioni o le proprie ipotesi, anche quando queste sono in contrasto con gli interessi della parte che lo ha incaricato. In altri casi, il CTP può sentirsi in colpa o inadeguato nel dover difendere una posizione che non ritiene condivisibile.

Il CTP può anche essere soggetto a pressioni dalla parte che lo ha incaricato con l’obiettivo di influenzarlo nelle sue conclusioni. Questo può metterlo in una posizione difficile, dovendo il CTP bilanciare la necessità di mantenere un rapporto professionale con la parte e la necessità di preservare la propria autonomia e integrità professionale.

Un’altra criticità del CTP è il rischio di venire coinvolto emotivamente nella controversia e finire per identificarsi con la parte che lo ha incaricato, provando emozioni di rabbia, frustrazione o empatia che possono influenzare la sua valutazione, rendendola meno oggettiva. Per evitare questo rischio, il CTP deve essere consapevole delle proprie emozioni e deve saperle gestire in modo adeguato.

Quando la formazione diventa necessaria?

Per evitare di incorrere in queste complesse criticità, è importante che il CTP abbia una formazione specifica, continua e qualificata, che gli consenta di acquisire strumenti necessari per affrontare le sfide del ruolo in modo professionale e responsabile.

Una specifica formazione, infatti, diventa necessaria per tutti i CTP, indipendentemente dall’esperienza professionale, in quanto aiuta a sviluppare le competenze necessarie per svolgere un tale ruolo in modo imparziale e professionale.

La formazione è particolarmente importante per i CTP che si affacciano per la prima volta al mondo della psicologia giuridica, per comprendere i principi etici della professione forense, la normativa in materia di psicologia giuridica, gli strumenti e le tecniche di valutazione psicologica in ambito forense. Ma è anche importante per i CTP che hanno già una certa esperienza professionale, in modo da rimanere aggiornati sulle nuove conoscenze e competenze in ambito di psicologia giuridica.

La formazione del CTP è necessaria in tutti i casi in cui il professionista si trova a svolgere un ruolo complesso e delicato, come quello di fornire una valutazione psicologica in ambito forense. In particolare, essa è necessaria nei seguenti casi:

    • Quando il CTP è chiamato a valutare questioni psicologiche complesse o delicate, come la capacità genitoriale, la responsabilità penale o la violenza domestica.
    • Quando il CTP è chiamato a lavorare con persone vulnerabili, come bambini, anziani o persone con disabilità.

La formazione del CTP dovrebbe includere i seguenti aspetti:

    • Acquisizione delle conoscenze e delle competenze necessarie per svolgere il ruolo in modo professionale e responsabile.
    • Sensibilizzazione alle problematiche psicologiche e sociali che possono essere coinvolte in un processo giudiziario.
    • Acquisizione di competenze relazionali e comunicative per gestire le relazioni con le parti e con il giudice.

    Oltre alla formazione, risulta necessaria una supervisione per poter affrontare gli incarichi in modo più obiettivo e qualificato possibile.

    In conclusione, la formazione nell’ambito psicoforense è un investimento importante per tutti i CTP perché garantisce la possibilità di svolgere il proprio ruolo in modo efficace e responsabile, imparando a gestire il rischio di un probabile conflitto interiore.

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