1. Le provo tutte per farlo ridere

Capita che il genitore, spesso quello non convivente, nei momenti in cui il figlio è con sé tenta di impostare le giornate all’insegna del divertimento con la credenza che il figlio, quando sono insieme, debba necessariamente stare bene, non annoiarsi mai, ma soprattutto essere felice, sempre. Una situazione del tutto paradossale se si pensa che, così come i genitori, anche i figli hanno bisogno di tempo e spazio per elaborare ciò che la separazione comporta. Riorganizzazioni, cambiamenti, emozioni contrastanti. In questo tumulto emotivo, perché pensare di doverli far ridere a tutti i costi? Perché, invece, non provare ad ascoltare i loro vissuti, a sintonizzarsi sulle loro emozioni e accettare i loro silenzi che, talvolta, nascondono significati e bisogni più intensi di quanto possano esprimere a parole.

2. È colpa dell’altro genitore

“Ho sempre avuto un buon rapporto con mio figlio, perciò, se adesso non vuol più passare del tempo con me non è colpa mia”
Delegare l’altro della responsabilità di quanto succede è la strategia più fallimentare per riuscire a ri-costruire un legame con il figlio. Quest’ultimo ha bisogno di sentirsi protetto, accudito, non minacciato dalle figure più importanti della sua vita. Ha bisogno di mantenere integre l’immagine delle sue figure genitoriali per poter acquisire sicurezza e fiducia nel prossimo. Mettersi in discussione, cercando di capire cosa si può fare per migliorare il rapporto con il proprio bambino partendo dalla consapevolezza che quel dato comportamento effettuato o quella precisa situazione in cui ci siamo trovati abbiano potuto contribuire a quest’impasse relazionale ci restituisce la possibilità e la capacità di cambiare le cose.

3. La mia nuova relazione deve rimanere nascosta

Spesso il genitore separato ha paura di rivelare la presenza di un nuovo partner perché teme che questa nuova relazione possa incidere sulla relazione con i figli, comportando una reazione negativa da parte loro. Teme che questa condizione possa essere utilizzata dal figlio per andargli contro o per fomentare la rabbia che nutre nei suoi confronti. Ma se invece fosse il contrario?
Spesso la rabbia e il risentimento dei figli viene causata dalla errata speranza che i genitori possano ritornare insieme o, ancora, dal peso del conflitto genitoriale che sentono sulle loro spalle. Iniziare a pensare, invece, ai genitori in un’altra relazione dà loro modo di affrontare in maniera diversa la separazione, permette loro di superare quella vana speranza di un ritorno e di superare la paura che mamma e papà possano rimanere incastrati in un eterno conflitto.

4. Se lui non vuole, io mi adeguo

Quante volte capita di ricevere da parte del figlio rifiuti o resistenze nell’uscire insieme? Riferiti come “oggi non voglio…non posso…ho da fare…non mi va di fare nulla” non fanno che aumentare la sensazione di impotenza del genitore che non sa come affrontare la situazione, finendo, suo malgrado, per cedere a queste esternazioni. Se dal punto di vista del genitore può essere una soluzione funzionale quella di andare incontro al volere del figlio, dal punto di vista del figlio questa sua reazione viene vissuta come una resa, una sorta di abbandono relazionale da parte del suo genitore. Cosa vuole dirci davvero con quell’atteggiamento?
Il figlio non fa che mettere alla prova il genitore perché ha bisogno di capire se può contare su di lui, nonostante tutto, se è davvero in grado di contenere le sue ansie, le sue angosce, i suoi vissuti negativi. Cedere al suo volere (qual è veramente?!) significa fortificare la sua errata convinzione che deve farcela da solo perché su quel genitore non può contare.

5. Quando crescerà sarà diverso

Il tempo non cura le ferite. In una separazione familiare ancor di più. Tutto ciò che non viene affrontato nel presente, si presenterà nel futuro in forma amplificata. Le paure si trasformeranno in certezze, la rabbia si trasformerà in negazione, di sé, dell’altro, della relazione. È del tutto fuorviante pensare che il figlio, una volta cresciuto, possa comprendere i motivi che hanno spinto il genitore a venir meno ai suoi impegni genitoriali, qualunque essi siano. Al contrario, il figlio si porterà con sé quell’idea che con il tempo si è costruito del genitore, quella sensazione di resa, abbandono, disinteresse che ha percepito nei suoi confronti. Essere un genitore oggi, presente nel bene e nel male, fa si che si possano costruire salde basi per la relazione futura.

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